Ormai è chiaro a tutti che, per essere ‘una semplice influenza’, questo coronavirus si porta dietro tutta una serie di problematiche più o meno pesanti, dovute sicuramente agli effetti del virus sul nostro organismo, ma soprattutto alle conseguenze legate, per assurdo, proprio alla modalità con cui si è reso necessario frenare la sua avanzata. Mi riferisco alla quarantena forzata, la chiusura delle attività sportive, il progressivo diminuire delle attività motorie nel quotidiano e tutta quella serie di abitudini che abbiamo modificato nella vita di tutti i giorni. Insomma, ad eccezione di quelle persone particolarmente motivate, capaci di trovare il modo di combattere la sedentarietà e le cattive abitudini con tutta la propria forza di volontà, lo stile di vita di tutti noi è innegabilmente cambiato. In peggio. Ora tocca farci i conti. Ma nulla è perduto.
Sul Covid-19 (Sars-Cov-2) è già stato scritto molto e molto se ne scriverà ancora. Tutti ne parlano e tutti sanno tutto o forse niente (da domani si vedrà!) C’è una gran confusione in giro e molta paura legata, non solo all’emergenza sanitaria, ma anche alla conseguente crisi economica e sociale.
Possiamo sostenere che, al di fuori del problema prettamente sanitario, si stanno sviluppando via via una moltitudine di problemi collaterali che, come un domino, procedono apparentemente inarrestabili, più insidiosi del virus stesso. Non è mia intenzione analizzarli tutti e neanche additare la colpa a chicchessia per la crescita esponenziale di questi effetti che si sommano al dramma. Voglio però parlarvi brevemente di uno di questi aspetti che, a causa del mio lavoro, vedo giornalmente in studio, e che purtroppo, già dopo la prima quarantena ho visto crescere notevolmente.
Si tratta di un fenomeno che, non solo già si conosce, ma che normalmente si riscontra quotidianamente in molti pazienti, in percentuale variabile come importanza. Sto parlando della “disfunzione somatica”, una compromissione funzionale del sistema somatico, che riguarda cioè articolazioni, ossa, muscoli e fasce, elementi neurali, linfatici e vascolari annessi. Può essere indotta sia da un alterato carico bio-meccanico di varia origine sia da aberranti stimoli neurali, alterazioni vascolari o del drenaggio linfatico. In soldoni, le posture quotidiane, gli incidenti pregressi, i traumi emotivi o lo stress quotidiano possono indurre la disfunzione somatica, che il paziente percepirà sovente come disagio o dolore in una determinata zona. A volte invece questa potrebbe non essere sintomatica, ma palesare il disagio in aree anche lontane del corpo. È poi compito del terapista capire lo schema disfunzionale per ripristinare una più corretta funzione.
Soffermiamoci ora, per semplicità di ragionamento, solo sulla mancanza o diminuzione della normale attività motoria e sull’aumento dei fattori di stress legato alla paura e all’ansia che questa situazione sta inducendo in tutti noi. Dopo il primo lockdown mi sono ritrovato a trattare pazienti che dopo due mesi di vita in casa, con una netta riduzione delle normali attività quotidiane (dal semplice muoversi liberamente per la città, all’attività fisica più estrema) si è presentata in studio con dolori e tensioni muscoli-fasciali che sinceramente prima vedevo molto più raramente. In particolare i più giovani, che probabilmente chiusi tra le mura domestiche si sono mossi ancora meno dei propri genitori, presentavano irrigidimenti anormali. Molti di questi pazienti li conoscevo già prima e gli schemi disfunzionali che mi hanno presentato non erano “normali” per loro.
Anche chi, immediatamente dopo il primo blocco e il conseguente fermo di circa due mesi (pochi sono realmente riusciti a continuare a fare attività fisica tra le mura domestiche), si è riversato a fare sport senza dare una corretta progressione di ripresa, ha dovuto fare i conti con piccoli o grandi infortuni articolari e tendinei.
Ho avuto modo di parlarne con una psichiatra la quale mi ha confermato un aumento dell’uso di psicofarmaci, di casi di crisi di panico o depressione, molti dei quali tra i soggetti giovani.
Senza arrivare a manifestazioni patologiche legate alla sfera emotiva, questa stessa ha provocato molti sintomi riflessi sul sistema viscero-organico sviluppando o peggiorando per esempio a gastriti, coliti, ecc.
Come anticipavo questa è una situazione molto complessa che ha colpito il mondo intero. L’opulento mondo occidentale si è scoperto fragile ed indifeso, adattarsi a questa situazione non è facile per noi, c’è bisogno di un cambio di mentalità. Anche solo banalmente, nelle piccole attività quotidiane, bisogna trovare delle alternative, si deve continuare a “vivere” ma con strategie differenti. Certamente rivolgersi ad un osteopata può essere utile, non solo per trattare l’area dolorante o per localizzare il problema, ma anche per trovare una persona che sia in grado, una volta individuato il problema, di spiegarvi come prevenire l’insorgenza dello stesso o evitare di aggravarlo.
Ma lo sforzo più grande dobbiamo farlo noi. È quello mentale. E consiste nell’ingegnarsi per trovare il modo di riattivare il corpo inserendo delle abitudini quotidiane che abbiamo perso o che prima non avevamo affatto. Si può partire dalle piccole cose come il preferire una sana camminata piuttosto che l’utilizzo dell’auto o della moto o dei mezzi pubblici quando possibile, aggiungere una passeggiata ogni giorno, fino ad arrivare a delle vere e proprie routine di ginnastica casalinga eseguite con regolarità, senza necessariamente strafare, non lasciarsi andare a cibi apparentemente confortevoli ma insani, ma seguire una vera e propria dieta sana e completa.
E come fare per quegli sportivi (penso ad esempio ai nuotatori e alle nuotatrici) che possono allenarsi solo in strutture che ora sono totalmente inaccessibili? Molti di loro hanno smesso totalmente di allenarsi. Ma piuttosto che stare fermi, è comunque consigliabile integrare per il momento con qualche sport diverso, aggiungere ad esempio della corsa, allenarsi in casa come fanno molti con attrezzi casalinghi (ormai Trx e pesi vari sono accessibili a tutti).
Il vero mostro da combattere è la nostra pigrizia mentale, la capacità che purtroppo abbiamo, di trovare ogni giorno una scusa per rimandare ad esempio un allenamento, vuoi perché siamo depressi e demoralizzati, vuoi perché stando a casa abbiamo trovato passatempi che troviamo più gradevoli. Ri-settare il proprio atteggiamento mentale e di conseguenza lo stile di vita, creandone uno nuovo. Bisogna e conviene adattarsi al cambiamento riorganizzandosi.
Il segreto è partire dal basso, dalle cose semplici. Semina un pensiero e raccoglierai un’azione. Semina un’azione e raccoglierai un’abitudine. Semina un’abitudine e raccoglierai un carattere. Più facile a dirsi che a farsi, vero, ma non impossibile.
L’errore più grande sarebbe quello di rimanere fermi ad aspettare che qualcosa accada, che arrivi la “pillola magica”. Aspettare che tutto torni alla “normalità” è pericoloso. La normalità a cui eravamo abituati fino al 2019, e che tanto sognamo, potrebbe non tornare più o comunque farlo in maniera estremamente lenta. Abbiamo principalmente due armi a disposizione: le regole di sicurezza tra cui il distanziamento, l’igienizzazione, l’utilizzo dei dispositivi di protezione e così via e il mantenimento di uno stile di vita salutare, che si traduce in corretta alimentazione e attività fisica, utili per abbassare lo stato infiammatorio del nostro corpo.
Dal canto mio, sarò felice quanto sul lettino del mio studio vedrò tornare la vecchia e cara “disfunzione somatica” a livelli… normali.
Buongiorno!
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